San Michele alle Formiche -Val di Cecina
Conduce: Patrizia C.
Dislivello: m400 in salita e m400 in discesa
Tempo di percorrenza ore 5
Lunghezza; km 13 circa
Difficoltà: E
Difficoltà •
Ritrovo alla sede del Gruppo Trekking alle ore 8.00 , partenza alle ore 8.15
Percorso facile adatto a tutti.
In auto da Lastra si prende l’autostrada fino a Certosa e poi la FI-Siena. Usciamo a Colle V. d’Elsa Sud. Poi direzione Grosseto. A Pian della speranza si gira a destra verso Monteguidi/Montecastelli. Si supera S.Dalmazio e
giunti al paese di Montecerboli, si parcheggia nello spiazzo antistante la piccola pineta che si trova alla base del “Poggio della Marruca” vicino all’ingresso nord del paese. (circa 1h30’)
Il nostro percorso parte proprio da questa area, chiamata “Croce del Masso”, dove si riuniscono anziani e bambini per far merende. Nei pressi della piccola pineta era presente la “Fonte di Beppone” punto di approvvigionamento d'acqua per gli abitanti del paese. (440m)
Si imbocca ad ovest in leggera salita un’asfaltata non trafficata verso S.Ippolito.(510m, 1Km)
Da qui la strada sterrata scende attraverso bei campi verdi da cui si può scorgere sullo sfondo la mole di rocca Sillana.
Arriviamo al bivio per S.Michele (400m , 2,1 Km)
Imboccando il piccolo sentiero a fianco dell’area picnic, raggiungiamo il “Poggio di Spartacciano” (470m ,0,5 Km) dove sorgono i resti dell'antico eremo di San Michele dell'anno1300, da dove si gode uno splendido panorama su tutta la zona.
Dopo la visita discendiamo di nuovo fino al piazzaletto, imboccando sulla destra un sentiero che ci porta a una vecchia strada per immergerci in un fitto bosco ed attraversare tutto il ”Poggio di Sticciano” lungo il lato est che guarda la Statale. Ci ritroveremo quindi al quadrivio da dove siamo entrati nell’anello e svolteremo a sinistra dopo poche centinaia di metri per arrivare alle “Terme di San Michele”, apprezzato bagno termale fin dal 1500 (310m, 1,5Km).
Salendo per la vecchia strada di accesso alle terme, è d'obbligo una sosta al “Pozzo della Campana”a cui è legata una curiosa leggenda che narra che una campana staccatasi dal campanile della badia dell'eremo, fosse rotolata giù per la collina e cadendo avrebbe scavato nella roccia un profondo pozzo che si riempì d'acqua e dal quale a volte sembra ancora di sentire i rintocchi della campana stessa.
Risaliamo di nuovo fino alla Strada Statale, deviando per qualche centinaio di metri più in basso, per poter ammirare una suggestiva e poco conosciuta cascata formata dal fosso di “Radicagnoli” con un salto d'acqua tra i più alti di tutta la zona. Torniamo di nuovo alla Statale e la attraversiamo in prossimità della “Madonnina dei Gabbri”, una piccola edicola circondata in primavera da fioriture di cisti e euforbia spinosa che trovano il loro habitat favorevole sulle rocce ofiolitiche di tutta la zona dei Gabbri. Seguiamo la vecchia strada che passa vicino ad uno dei tanti pozzi geotermici, ora utilizzato per la reiniezione di acqua reflua. Ancora più avanti, nei pressi di una vecchia cava di serpetinite, costeggiamo sulla destra la rinnovata centrale geotermica del Gabbro, passando proprio sotto l’imponente struttura del torrione refrigerante, caratteristico della zona boracifera(370m, 1,5 Km). (La Centrale “Nuovo Gabbro” è stata tra le centrali geotermiche, la prima in assoluto ad essere telecomandata a distanza).
Ritroviamo ancora la Strada Statale in prossimità del vapordotto sulla nostra sinistra, imbocchiamo il sentiero sotto il vapordotto stesso, che ci porterà alla vecchia strada, dove percorreremo gli ultimi 700 metri del nostro itinerario ritornando al luogo di partenza.
Volendo si può visitare Montecerboli o San Dalmazio.
(Approfondimenti)
A pochi km dall'abitato di Montecerboli, nella suggestiva valle scavata dal piccolo torrente Radicagnoli, nascosto tra le rocce di gabbro, si trova il “Bagno di San Michele” o di “Spartacciano” apprezzato sito termale già conosciuto in età romana. Le prime notizie documentate risalgono al 1512, quando questo luogo era meta di lebbrosi e sofferenti di malattie artritiche, per lo più persone di modeste condizioni economiche che non potevano permettersi le raffinate strutture di Bagno a Morba (presso l'odierna Larderello). A tale scopo venne ampliata e modificata la piccola struttura già esistente in San Michele, che in seguito subì nel tempo altre modifiche, fino alle ultime ai primi dell'800 ad opera di F.De Larderel conte di Montecerboli. La struttura purtroppo cadde in rovina e in disuso nel XIX secolo. Resta ancora visibile il rudere dell'edificio della parte residenziale e un originalissimo ponte a 3 campate asimmetriche digradanti che veniva utilizzato per passare dalle stanze degli ospiti direttamente alle vasche termali e alla piscina, situate oltre il torrente. Ancora oggi, è visibile una piscina a gradini contenente acqua termale.
Le appezzate acque carbonato-solforose delle terme di San Michele, scaturivano da tre distinte sorgenti dalla temperatura variabile da 34° a 51° ed avevano virtù terapeutiche per la cura dei dolori, paralisi, piaghe e malattie della pelle. La sorgente dell'Acqua della Rogna, sulfurea a 34°; la sorgente detta di "San Giuseppe" inodore e insapore con i suoi 44° e una sorgente con odore di idrogeno solforato che sgorgava a 51°.
Sul “Poggio di Spartacciano” che sovrasta il bagno di San Michele, si possono vedere i resti di un antico eremo dei monaci Celestini, costruito nel 1377 per il ritiro spirituale e la preghiera. La struttura del monastero è ridotta poco più che a resti di mura che lasciano intravedere appena le linee della vecchia chiesa. Il Monastero viene chiamato “San Michele alle Formiche”, perchè si racconta che ogni anno, intorno al 29 settembre (giorno di San Michele), sciami di formiche alate si riunissero intorno alla campana della chiesetta per morire nei giorni successivi. Nel XVIII secolo la piccola campana venne collocata sulla Torre del Marzocco a Pomarance e la tradizione popolare vuole che ogni anno, verso la fine del mese di settembre, file e sciami di formiche alate ritornino a visitare la campana come per volerla riportare sul poggio di Spartacciano, alla loro piccola badia.
MONTECERBOLI
Su un piccolo sperone di gabbro alla sinistra del torrente Possera, che domina la “Valle del Diavolo” sorge il borgo di Montecerboli. Un documento del 1003 attesta la presenza di un castello, dominato dalla chiesa dedicata a San Cerbone racchiuso da una cinta muraria con unico portale di accesso al piccolo borgo, che per secoli fu oggetto di continue contese tra i Vescovi di Volterra e il Comune. Dove oggi sorge Larderello, una volta vi erano i “Lagoni di Montecerboli”, un fenomeno di origine vulcanica che dava luogo ad emissioni di sbuffi di gas e vapori dal forte odore di zolfo. Forse questa caratteristica ha dato il nome alla “Valle del Diavolo”, che sembra abbia ispirato il sommo Dante Alighieri per descrivere l'”Inferno” della Divina Commedia. Anche il nome “Monte Cerboli” pare abbia riferimenti col Monte dei Cerberi o dei Diavoli.
Nel 1818 l' ingegnere francese, F.J.De Larderel impiantò il primo stabilimento per l'estrazione dell'acido borico a Montecerboli e per questa attività vantaggiosa il granduca di Toscana, Leopoldo II lo nominò Conte di Montecerboli.
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