Primo incontro col torrente Dardagna a breve distanza dal santuario della Madonna di quell’albero lì (mi par che fosse un acero). Il trekking alle Cascate del Dardagna fu condotto da Marco il fratello e dal suo famoso cappello grigio con penna d’uccello, la scarpinata si svolse interamente per boschi di essenze varie fra le quali prevalevano i faggi.
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La data era stata pienamente azzeccata ché,all’inizio di maggio, le foglie appena mosse del bosco non fornivano ancora una copertura tale da nascondere alla vista certi angoli particolari , pur contribuendo a creare bellissimi effetti di luce.
Scendendo dal santuario,pittoresco mercatino coperto di vari santini, rosari, crocifissi di varie misure, neri libretti di preghiere,ed altre sante cianfrusaglie, raggiungemmo il Dardagna che,come certi ciclisti domenicali, correva, correva, ma era sempre lì.
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Voltando a sinistra, incominciammo a risalirne il corso.
Quando fu ora di pranzo, ci fermammo in riva ad un piccolo affluente di destra e, chi all’ombra e chi al tepor del sole, demmo fondo a quanto di solido e di liquido avevamo riposto negli zaini.
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Non so chi fosse la giovane che nella foto 22 appare ritratta di spalle con la maglietta bianca ed il culo mimetizzato, ma ne ricordo il piacevole aspetto e la godibile conversazione. Scomparve senza dar più notizie di sé non appena tornammo al Tripetetolo. Gente che va, gente che viene.
La gita si concluse nel primo pomeriggio al rifugio Cavone, edificato in riva al piccolo, omonimo lago, possiamo dire all’ombra del Corno alle Scale.
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Lì mi aspettava una gradita sorpresa nella persona, ancor piacente di Angela Pugliano che venticinque anni prima aveva frequentato l’Arno e le mie barche insieme a Cristina Ferrari, Franco Caro e Patrizia Bichecchi. Erano con lei suo marito Angelo e una delle sue due figlie.
Rivederla e parlarle mi fece molto piacere riportandomi alla mente uno dei periodi più belli della mia vita non breve.
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Andando avanti nella cronaca mi sono dimenticato di illustrare sia pur sommariamente,quanto documentato dalle fotografie successive alla n. 22. Cercherò pertanto di colmar la lacuna tornando qualche passo indietro. La foto n. 23 mostra un suggestivo angolo del torrente; si notino le sponde davvero molto pulite: niente cartacce né lattine; i frati puliscono tutto prima di coricarsi. La foto n. 24 non era una delle migliori ed è stata eliminata.
Con la foto n. 25 ci stavamo avviando verso la prima cascata che già s’intravedeva brillare nel verde del bosco. Dal basso ci accompagnava il canto del Dardagna le cui acque veloci traevan dai sassi,
insospettabili, affascinanti accordi.
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Ma , là in fondo, fra le giogaie dei poggi, già s’intravedeva la prima cascata alla quale, nella foto 26, ci trovavamo abbastanza vicini. Non attraversammo il ponticello di legno: il nostro percorso conduceva a sinistra,com’è giusto che sia per un gruppo di scarpinatori avente sede in una Casa del Popolo.
Le foto 27 e 28 mostrano, da distanze e inquadrature diverse, la prima cascata dalla quale  senza fretta ci allontanammo per salire,seguendo il robusto parapetto posto a protezione del lato, giustamente sinistro, del sentiero (foto 29) che in breve ci condusse alla seconda cascata che in tutta la sua suggestiva bellezza posiamo ammirare nella foto n.30.
Con la foto n. 31, gettato un ultimo, già nostalgico sguardo al torrente ed agli ultimi gioghi ancora innevati dei monti, voltammo le spalle a quei luoghi incantati per tornare alla monotonia degli atti e dei gesti ripetitivi della normale quotidianità .
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