Quaderni del trekking 4
EMERGENZA SANITARIA e TREKKING:
sapere cosa fare e soprattutto cosa non fare
di Silvia Sticci
© GruppoTrekkingTripetetolo
Cosa deve sapere il bravo escursionista che fa trekking
Scopo di questo opuscolo è fornire basilari conoscenze
sulle più comuni urgenze mediche che si possono incontrare
nel fare trekking o nel fare delle escursioni,
ricordando che gli interventi di soccorso, laddove si ravvisi un’emergenza
sanitaria spettano comunque a personale esperto e preparato.
Sommario
Regole di comportamento generale
Kit di farmaci e presidi di pronto soccorso
da avere sempre durante un’escursione
ipotermia o assideramento
congelamento
colpo di sole/calore
crampi muscolari
morso di vipera
punture d’insetti
morso di zecca
chiamata di emergenza
prima di chiamare il Soccorso
ferite
contusioni
distorsioni
fratture
lussazioni
emoragie importanti
shock
Segnali Internazionali di Soccorso
Regole di comportamento generale
Una buona regola generale è innanzitutto compiere trekking in montagna in compagnia e comunque sempre lasciare detto a qualcuno il percorso che s’intende fare in modo che in caso di ritardo eccessivo vi sia qualcuno che possa avvisare il soccorso.
L’attività fisica in montagna o in collina richiede un consumo maggiore di liquidi, specie se non siamo allenati o in presenza di elevata temperatura; quindi è importante avere con sé una scorta d’acqua.
L’abbigliamento deve sempre essere previdente, quindi a “strati”, perché le condizioni climatiche in montagna sono facilmente mutevoli: non scordare mai di mettere nello zaino sia un indumento pesante ed impermeabile contro freddo e pioggia sia abbigliamento adeguato per ripararsi dal sole e proteggersi dal caldo eccessivo.
Se l’escursione prevede un percorso assolato è necessario proteggere:
- a testa mediante l’uso di cappello o foulard
- gli occhi per evitare danni alla retina mediante occhiali con lenti protettive
- la cute per evitare eritemi e scottature solari applicando una crema protettiva su ogni parte del corpo esposta; ricordiamo che l’esposizione prolungata alle radiazioni ultraviolette può favorire l’insorgenza di tumori cutanei anche mortali come il melanoma.
Stare sempre attenti a dove si mettono i piedi ed indossare sempre scarponi alti con rinforzo anti-distorsione.
Andare in montagna senza conoscerla e senza essere preparati vuol dire esporsi a gravi pericoli; è quindi importante:
- • scegliere percorsi adatti alle proprie possibilità e studiare preventivamente il percorso;
- • prepararsi fisicamente per poter sostenere gli sforzi che la montagna comporta;
- • conoscere la montagna ed informarsi sulle previsioni del tempo;
- • non lasciarsi trascinare in imprese superiori alle proprie possibilità;
- • mantenere sempre un livello alto d’attenzione soprattutto laddove le difficoltà diminuiscono e quando la stanchezza sopraggiunge;
- • saper rinunciare in presenza di ostacoli non preventivati e valutati come possibili pericoli.
L’incidente in montagna è un evento che può capitare a chiunque, in qualsiasi momento con qualsiasi condizione di tempo ed indipendentemente dalla difficoltà del percorso.
Anzi è statisticamente è dimostrato che la maggior parte degli incidenti in montagna avviene per banali scivolate durante facili trekking.
Un trauma può essere definito in base alla gravità :
- leggero: è il caso di piccole ferite, contusioni o distorsioni, ma il soggetto presenta buone condizioni generali; è quindi possibile trattare la lesione sul luogo e trasportare con mezzi propri l’infortunato al soccorso;
- grave: quando comporta trauma cranico, fratture multiple agli arti, colonna, interessamento organi toracici e/o addominali, ma il respiro rimane valido e non si verifica perdita di coscienza;
- molto grave: si associa a perdita di coscienza, alterazione respirazione e circolazione, emorragia grave.
Non è facile fare una valutazione esatta dell’entità del danno: nel dubbio considerare la situazione sempre più grave
di quanto sembri.
Kit di farmaci e presidi di pronto soccorso
da avere sempre durante un’escursione trekking
• Cerotti di varie dimensioni meglio se ritagliabili
• Benda elastica orlata alta 6 cm
• Benda elastica autofissante forte di altezza 6 o 8 cm
• Guanti in lattice
• Compresse di garza sterile
• Forbici e/o coltellino
• Pinzette per l’estrazione di qualche frammento
• Disinfettante esterno (per es. sottoforma di fazzoletti imbevuti a base di benzalconio cloruro come Citrosil)
• Crema a base di eparina per gli ematomi (da non usare in caso di ferita odi sanguinamento)
• Crema antibiotica in presenza di ferite
• Crema a base di connettivina per facilitare la riparazione tissutale
• Crema antistaminica (contro piante urticanti o pinzature di insetti)
• Bombolette di ghiaccio secco spray o ghiaccio istantaneo in busta monouso
• Farmaci antinfiammatori e analgesici
• Collirio monodose decongestionante
Ipotermia o assideramento
E’ uno stato di raffreddamento con temperatura corporea sotto i 35° dovuto all’esposizione prolungata a basse temperature.
La diminuzione della temperatura corporea determinauna progressiva e marcata riduzione delle funzioni vitali.
L’ipotermia si caratterizza per i seguenti sintomi: inizialmente brividi, pallore cutaneo, dolori articolari e muscolari, poi senso di spossatezza, perdita di coordinazione fino ad un vero rallentamento fisiologico delle capacità intellettive e motorie, con alterazione del respiro e del battito cardiaco.
Se l’esposizione al freddo continua e la temperatura corporea scende al di sotto dei 30°C si verifica uno stato di incoscienza e le funzioni vitali sono estremamente rallentate fino alla completa assenza e all’arresto cardiaco.
Altri fattori che possono scatenare o aggravare l’ipotermia sono eccessiva stanchezza, fame, difficoltà ambientali, insufficiente allenamento fisico, abiti bagnati, vento freddo, immobilità forzata.
Consigli utili in caso di ipotermia
Somministrare liquidi e cibi caldi altamente digeribili (zuccheri), non somministrare sostanze alcoliche che determinando vasodilatazione cutanea aumentano la dispersione del calore corporeo.
Sostituire i vestiti bagnati, coprendo bene testa e collo.
Riscaldare gradualmente la persona evitando fonti di calore dirette (stufe, camino)
Congelamento
E’ il raffreddamento localizzato di alcune parti del corpo dovute all’esposizione a basse temperature. In genere sono colpite le estremità, quali le dita (delle mani e dei piedi), la punta del naso, le guance e le orecchie.
Se non trattato precocemente, il congelamento porta ad un progressivo arresto della circolazione del sangue nella parte colpita, assenza completa di sensibilità, cianosi, tumefazione.
Si formano poi delle bolle e si avvertono dolori molto intensi fino al blocco della circolazione nella parte interessata con necrosi tessutale.
Consigli utili in caso di congelamento
Per tutte le lesioni da freddo è importante il trasferimento il prima possibile in un luogo confortevole, asciutto e riscaldato; sostituire i vestiti bagnati ed evitare indumenti stretti che possono ostruire la circolazione; massaggiare delicatamente la parte congelata.
Come per l’ipotermia non dare alcolici, non frizionare con la neve, non mettere pomate anticongelanti, ed evitare l’innalzamento troppo rapido della temperatura.
Colpo di sole/calore
Il nostro organismo mediante la sudorazione abbassa la temperatura corporea; se i liquidi introdotti non sono sufficienti si può verificare un colpo di calore con mal di testa, stanchezza,
nausea, vomito fino a stato confusionale, perdita di coscienza, coma.
Si parla invece di colpo di sole quando l’innalzamento della emperatura corporea è dovuto all’esposizione protratta ai raggi solari senza un’adeguata protezione alla testa.
Colpo di calore e quello di sole non sono molto facili da distinguere uno dall’altro, anche se il primo è caratterizzato da un più accentuato arrossamento del viso, ma poco importa, perché hanno le stesse cure.
Consigli utili da seguire in caso di colpo di calore o di sole
Fondamentale è abbassare la temperatura applicando panni bagnati e ricercando un luogo fresco e riparato. Se la persona è cosciente si possono somministrare bevande fresche, con aggiunta di sale ma non sostanze alcoliche o contenenti caffeina.
Crampi muscolari
La sudorazione eccessiva comporta perdita non solo di liquidi ma anche di sali con possibile squilibrio a livello extracellulare.
Ciò può essere causa d’insorgenza di crampi muscolari che sono contrazioni involontarie improvvise e molto dolorose agli arti inferiori (tipico del muscolo del polpaccio).
Consigli utili da seguire in caso di crampi
Effettuare immediatamente lo stiramento protratto del muscolo interessato: ad esempio per il muscolo del polpaccio il ginocchio va tenuto steso tirando la punta del piede bene verso l’alto.
In genere il massaggio risulta meno efficace e terminato l’episodio acuto favorisce la comparsa di dolore.
Un’efficace prevenzione consiste nel prevenire la disidratazione cominciando a bere bevande zuccherate e ricche di sali minerali prima di cominciare lo sforzo fisico.
Morso di vipera
Un corretto abbigliamento (scarponi, calzettoni, pantaloni lunghi) mantiene protette le zone del corpo a rischio di morso di vipera.
Il morso di vipera evidenzia sulla pelle dei segni caratteristici:
due fori che distano circa 1 cm uno dall’altro lasciati dai denti veleniferi, spesso seguiti da dei forellini più piccoli lasciati dagli altri denti.
Può capitare però che la vipera abbia perso un dente velenifero oppure il morso potrebbe non essere completo, quindi non sempre sono evidenti due fori ma uno e non sempre sono visibili i forellini lasciati dagli altri denti.
Ricordiamo che la vipera, unico serpente europeo velenoso, per natura reagisce alla presenza dell’uomo con la fuga e attacca mordendo solo se disturbata da vicino.
Il morso di vipera non è comunque quasi mai mortale per l’adulto o per un bambino di età superiore a 6-8 anni.
Il veleno determina precocemente dolore intenso, gonfiore, cianosi che tendono ad espandersi verso la radice dell’arto. Altri sintomi associati: malessere generale, svenimento, vomito, sete intensa, diarrea, contrazioni muscolari, sudorazione.
Consigli utili da seguire in caso di morso di vipera
Tranquillizzare la persona, farla sdraiare e mantenerla il più ferma possibile (per rallentare la diffusione del veleno nel sangue).
Non incidere la ferita e non succhiare perché l’incisione fa aumentare il contatto tra il veleno, vasi sanguigni e linfatici; bisogna invece sterilizzare la zona colpita, fasciare ed immobilizzare la parte in modo da rallentare la circolazione e recarsi il prima possibile ad un pronto soccorso per la somministrazione del siero anti-vipera.
Punture d’insetti
Sono tipicamente provocate dagli insetti imenotteri (api, bombi, calabroni e vespe). La puntura determina una reazione locale con intensità variabile caratterizzata da arrossamento, gonfiore, prurito e dolore. Nel caso di persone allergiche al veleno dell’insetto o nel caso di un numero elevato di punture possono manifestarsi sintomi generalizzati quali orticaria generalizzata, gonfiore della glottide (senso di soffocamento), coliche addominali, difficoltà respiratoria, arresto cardio-circolatorio.
Consigli utili da seguire in caso di puntura d’insetto
Rimuovere il pungiglione con delicatezza, lavare e disinfettare la zona punta, far scorrere acqua fredda per alleviare il dolore e rallentare l’assorbimento del veleno (eventualmente impacco con del ghiaccio avvolto in un panno), applicare una crema antistaminica (prima leggere le istruzioni). Nel caso di sintomi generalizzati recarsi immediatamente al pronto soccorso Non frizionare la cute (aumenta l’assorbimento del veleno) né fare impacchi di ammoniaca, anche se diluita (ha effetto ustionante).
Morso di zecca
In caso di morso di zecca è necessario rimuovere l’insetto al più presto, ma senza avere fretta: il rischio di trasmissione di infezioni è molto basso entro le prime 36 ore. Per l’estrazione è utile una pinzetta: è importante accertarsi di aver rimosso completamente la zecca perché se una parte rimane all’interno della pelle e’ necessario un ago sterilizzato. Non toccare mai la zecca con le mani e disinfettare la pinzetta utilizzata per la sua rimozione. Dopo la rimozione la zona interessata dal morso va lavata abbondantemente e poi disinfettata, facendo attenzione ad evitare disinfettanti che colorano la pelle, per non correre il rischio di mascherare eventuali segni di infezione. Dopo aver rimosso la zecca e disinfettato la parte, va fatto seguire un periodo di osservazione (fino a 30 giorni) della zona interessata dal morso. Se appare infiammata, gonfia o se insorge la febbre, va contattato un medico.
Chiamata di emergenza
La chiamata di emergenza è opportuna nelle situazioni in cui si ravvisi un pericolo per la vita come nei seguenti casi:
- • arresto cardio-respiratorio
- • perdita di coscienza
- • emorragia abbondante
- • traumatismo importante
- • stato di confusione mentale, amnesia, difficoltà a parlare
- • in caso d’emergenza sanitaria chiamare subito il soccorso (113 o 112 oppure attivare direttamente il 118);
- • alla chiamata rispondono operatori ed infermieri specializzati che organizzano il soccorso; queste persone hanno bisogno di precise informazioni per inviare il mezzo di soccorso più idoneo in relazione alla gravità dell’evento e alla zona in cui vi trovate. Le risposte potranno contribuire in modo determinante ad aiutare chi ha bisogno;
- • non meravigliatevi quindi se vengono chieste informazioni sulla zona dove si è verificata l’emergenza (presenza di aree per l’atterraggio dell’elicottero ad esempio);
- • nell’attesa del pronto intervento è importante ricordare che manovre imprudenti come muovere o spostare un ferito possono provocare ulteriori danni a quelli già presenti;
- • quindi anziché pretendere di curare l’infortunato il più delle volte è necessario mantenere la calma, rassicurare l’infortunato e verificare la gravità del trauma per poter fornire informazioni utili da comunicare immediatamente al soccorso.
prima di chiamare il Soccorso è importante accertare:
- lo stato di coscienza valutando se il soggetto è sveglio, risponde alle domande e a stimoli dolorosi; in caso di tendenza all’assopimento richiamarlo a voce alta e scuoterlo lievemente se non accenna a dare segni di risposta;
- la presenza di attività respiratoria: prima di tutto controllare che nella bocca dell’infortunato non vi siano rimasti oggetti o residui alimentari possibile causa di ostruzione respiratoria, poi osservare se il torace si alza e si abbassa e ascoltare l’eventuale passaggio d’aria dalla bocca e dal naso; se la persona respira valutare la frequenza respiratoria (nel soggetto normale 12-16 atti respiratori al minuto);
- la presenza di attività circolatoria ricercando il battito carotideo (a lato del pomo di Adamo) e quelli periferici (polso ed inguine); se il polso à presente valutare la frequenza cardiaca (nel soggetto normale 60-80 battiti al minuto);
- l’integrità delle condizioni della colonna, verificando se la persona ha mantenuto la sensibilità agli arti e se è in grado di muoverli cautamente;
- l’integrità degli arti,verificando se c’è perdita/alterazione del profilo anatomico normale, dolore, impotenza funzionale;
- la presenza di ferite ed emorragie;
DOPODICHE’
• eliminare, se possibile la causa dell’infortunio (Nota Bene: solo se ciò non rischia di nuocere ulteriormente);
• slacciare gli indumenti che possono essere di ostacolo;
• dare bevande solo se siamo sicuri che l’infortunato non abbia alterazioni dello stato di coscienza;
• se il traumatizzato ha perso conoscenza mantenere libere le vie aeree posizionando la persona di fianco, mantenendo la testa iperestesa all’indietro; tale posizione si usa solo se siamo certi che non ci siano stati traumi vertebrali per evitare il rischio di soffocamento;
(immagini posizione laterale di sicurezza)
• se si sospetta un trauma vertebrale lasciare l’infortunato il più orizzontale e fermo possibile;
• se la persona è cosciente ma in stato di shock lasciarla distesa a pancia in su, con arti inferiori sollevati, eventualmente coprendolo con indumenti.
NOTA BENE:
In caso d’emergenza sanitaria lasciare almeno una persona insieme all’infortunato , se si è costretti a lasciarlo da solo renderlo il più possibile visibile con qualche indumento colorato vistosamente (utile la coperta di sopravvivenza);
Ferite
Le ferite sono lesioni della cute e dei tessuti sottostanti con perdita di sangue: se si tratta di vasi sanguigni piccoli in pochi minuti il sanguinamento cessa ma se la rottura interessa vasi di calibro più grosso o peggio ancora di vasi interni si può avere compromissione della funzione cardio-circolatoria con sintomi quali stanchezza improvvisa, sudorazione e pallore (stato di shock).
Attraverso la lacerazione cutanea possono inoltre penetrare microbi con conseguente rischio di infezioni e di agenti altamente tossici come il tetano.
E’ sempre meglio effettuare nelle 24 ore successive al trauma la profilassi antitetanica.
Consigli utili da seguire in caso di ferita
Comprimere la ferita con materiale pulito e/o sterile, tenendo l’arto eventualmente sollevato e nei casi di emorragia massiva praticare un bendaggio compressivo.
Quando l’emorragia cessa la ferita va pulita, disinfettata e poi rifasciata con bendaggio pulito e/o sterile.
Contusioni
La lesione interessa le parti molli senza lacerazione cutanea con rottura di vasi e stravaso di sangue (ematoma o di ecchimosi se la rottura interessa i capillari).
Se la contusione è a carico di un’articolazione si può avere versamento endoarticolare.
Si apprezza viva dolorabilità, gonfiore, limitazione funzionale, colorazione cute inizialmente rossa che poi diventa verde- giallognola.
Consigli utili da seguire in caso di contusione
Applicare impacchi di ghiaccio per ridurre il gonfiore, pomate a base di eparina ed eventualmente un bendaggio non troppo stretto.
Distorsioni
Uno degli eventi più frequenti quando facciamo trekking è la classica “storta”, spesso conseguente ad un piede messo in fallo o anche ad una banale caduta.
Il termine tecnico è quello di distorsione vale a dire stiramento o lesione della capsula articolare o dei legamenti. Sintomi caratteristici sono dolore intorno all’articolazione con gonfiore ed ecchimosi, ma preservazione parziale della motricità attiva.
Consigli utili da seguire in caso di distorsione
Sollevare l’arto per lenire il dolore e il gonfiore ed applicare del ghiaccio o una compressa di acqua fredda. Se la parte interessata è la caviglia ed il soggetto deve camminare e/o stare in piedi occorre realizzare una fasciatura che parta dalle dita del piede fin sotto il ginocchio stringendo moderatamente ed in modo regolare. Spesso è preferibile non togliere scarpa e calza ma applicare un bendaggio attorno alla scarpa allacciata. E’ importante ricordare comunque che solo mediante accertamenti diagnostici si può escludere che non ci siano fratture per cui nel dubbio occorre comportarsi come se lo fosse.
Fratture
Una frattura determina rottura parziale o completa di un osso e a seconda del trauma i frammenti ossei possono rimanere nella posizione anatomica (frattura chiusa composta), possono disallinearsi (frattura chiusa scomposta) o essere associati a lacerazione cutanea con alto rischio infettivo (frattura esposta).
Oltre ai sintomi della distorsione una frattura determina generalmente impotenza funzionale all’uso dell’arto anche se talvolta fratture lievi possono inizialmente dare poco dolore. Per questo è importante eseguire tutti gli accertamenti medici necessari qualora nei giorni successivi ad un trauma la sintomatologia dolorosa ed il gonfiore si accentuino.
Consigli utili da seguire in caso di frattura
Se si sospetta una frattura degli arti è importante immobilizzare la parte fratturata con mezzi fortuiti (rami, sciarpe, bende, manico di ombrello, assi di legno, ecc) evitando di fare fasciature troppo strette e nodi all’altezza della frattura nell’attesa del soccorso attrezzato.
In caso di sospetta frattura a livello della colonna vertebrale la precauzione fondamentale è lasciare immobile l’infortunato (anche banali movimenti tipo di sollevamento della la testa per porre un cuscino o per somministrare da bere possono comportare gravi ripercussioni sul midollo spinale con rischio di paralisi sensitivo-motoria permanente).
Sintomi di compromissione midollare sono: formicolii, perdita della sensibilità e della motricità a valle della frattura, incontinenza.
Se l’infortunato deve essere assolutamente spostato (meglio comunque sempre evitare) il sollevamento va eseguito in almeno tre persone in modo che la colonna non subisca nessuna sollecitazione meccanica mediante presa a livello testa e spalle, colonna, bacino, arti inferiori.
In caso di sospetta frattura alla testa o al viso il rischio maggiore è il trauma cranico per cui è anche se il danno appare lieve è sempre consigliabile fare accertamenti medici perché le complicanze possono insorgere anche dopo ore o giorni dal trauma .
Sintomi che fanno sospettare l’insorgenza di trauma cranico sono: vomito, agitazione, stato confusionale, paralisi, perdita di coscienza.
In caso di lesione cerebrale, permanente o transitoria, si ha asimmetria del diametro pupillare con una pupilla dilatata e l’altra ristretta.
Consigli utili da seguire in caso di trauma cranico
Se l’infortunato presenta tendenza alla sonnolenza occorre evitare che si addormenti perché il sonno può degenerare nel coma.
In caso di perdita di coscienza, in attesa del soccorso, controllare costantemente la frequenza respiratoria ed il battito cardiaco.
In caso di emorragie da orecchio o naso l’infortunato deve assumere una posizione che faccia defluire il sangue verso l’esterno ma solo se non si sospettino anche fratture della colonna vertebrale.
Lussazioni
E’ la fuoriuscita dell’estremità ossee articolari dalla loro sede naturale con dolore acuto, perdita di movimento, intorpidimento o formicolio. L’articolazione appare quindi con un profilo anomalo ma in attesa del soccorso non bisogna cercare di riposizionare l’articolazione bensì comportarsi come una frattura immobilizzando l’arto.
Svenimento
Lo svenimento comporta una temporanea perdita di coscienza dovuta ad un’improvvisa mancanza di sangue a livello cerebrale.
Le cause più frequenti sono luoghi troppo caldi, digiuno prolungato o all’opposto un pasto troppo abbondante, uno sforzo fisico intenso.
Si manifesta con pallore, annebbiamento della vista, ronzio alle orecchio, sudorazione fredda.
La risoluzione generalmente è rapida facendo immediatamente sdraiare la persona sulla schiena, mettendo gli arti inferiori in posizione sollevata; la testa deve essere la parte più in basso di tutto il corpo.
E’ consigliabile mantenere tale posizione per almeno venti minuti dopo che la persona ha ripreso conoscenza onde evitare rischio di nuovo svenimento.
Nel caso di arresto cardiaco avvisare subito i soccorsi e, se possibile, nell’attesa eseguire manovre di rianimazione cardio-polmonare (da effettuarsi solo con operatori addestrati).
Durante la fase di incoscienza non somministrare bevande alcoliche, caffè né medicinali perché si può rischiare di fare inalare anziché far ingoiare.
Emorragie importanti
Una grave emorragia, soprattutto se arteriosa, costituisce un’urgenza assoluta e necessita d’intervento immediato mediante fasciatura compressiva. Prendere una benda, ma va anche bene qualsiasi materiale largo (ad esempio sciarpe, cinture, etc.), passarla una volta sulla ferita poi sovrapporre sul punto di sanguinamento un tampone, consistente ma non rigido (tipo un’altra garza ripiegata, un pacchetto di fazzoletti di carta, etc.), continuare la fasciatura, tenendo la benda ben tesa, in modo che il tampone venga ad esercitare una compressione sulla zona di emorragia; tirare finché il sangue non esce più. Se il sanguinamento dovesse continuare, la fasciatura compressiva non va sciolta, ma continuata sovrapponendo un nuovo tampone. Le più importanti emorragie arteriose, quelle al collo, all’inguine o alla coscia, non possono essere bloccate da una compressione sul punto di sanguinamento. In questo caso la compressione verrà effettuata lontano dal punto di sanguinamento, utilizzando le proprie mani come tenaglie per schiacciare l’arteria contro un piano osseo. Questa manovra si chiama compressione digitale a distanza e va mantenuta fino all’arrivo del personale specializzato.
Il laccio emostatico
L’uso del laccio deve essere sempre ben meditato, non deve mai essere preso con leggerezza, soprattutto lo si deve usare come “ultimo ed estremo rimedio” e solo ed esclusivamente se tutte le altre manovre descritte precedentemente falliscono in quanto comporta la totale assenza di irrorazione sanguigna ai tessuti sottostanti con rischi di necrosi tessutale per l’infortunato.
Shock
Per shock si intende un’alterazione improvvisa del normale funzionamento dell’apparato cardiovascolare dovuta a brusca diminuzione della pressione arteriosa.
Si può manifestare in seguito a una forte emorragia (sia interna, causata dalla rottura di un organo, sia esterna), può insorgere a causa di una violenta emozione, in seguito a un’ustione, dopo una lunga esposizione al freddo, in caso di reazione allergica alla puntura di un insetto in caso di morso di vipera.
Qualunque sia la causa lo shock presenta sempre i seguenti sintomi:
- • freddo, pallore e sudorazione (specialmente alle estremità); ciò è dovuto ad una redistribuzione del sangue (centralizzazione del circolo), necessaria per la salvaguardia degli organi più importanti per la vita (cuore, polmoni e cervello);
- • polso superficiale e frequente, “batte” più velocemente, con frequenze superiori alle 100/120 pulsazioni per minuto in un adulto;
- • respiro superficiale e frequente; anche gli atti respiratori aumentano per introdurre una maggiore quantità di ossigeno da inviare al cervello;
- • confusione mentale o sopore; diminuendo la pressione arteriosa diminuisce l’apporto di ossigeno al cervello;
- • coscienza di solito conservata;
Consigli utili in caso di shock
Agire sulla causa che ha scatenato l’evento (tamponare emorragie, immobilizzare arti fratturati, tranquillizzare); mettere l’infortunato in posizione antishock: distendere l’infortunato in posizione supina e sollevare le gambe di 45 gradi circa. Coprire l’infortunato e sorvegliare continuamente l’infortunato, se perde coscienza comportarsi come davanti ad uno stato di incoscienza. Non dare da bere, in particolare le sostanza alcoliche. Nel caso dello shock anafilattico la terapia è di competenza medica mediante somministrazione di farmaci che bloccano la reazione allergica (antistaminici, adrenalina, cortisone).
Segnali Internazionali di Soccorso
Chiamata:
Emettere 6 volte in 1 minuto - 1 ogni 10 secondi - un segnale ottico o acustico. Ripetere i segnali dopo 1 minuto di pausa
Risposta:
Emettere 3 volte in 1 minuto - 1 ogni 20 secondi - un segnale ottico o acustico. Ripetere i segnali dopo 1 minuto di pausa
Segnali per l’elicottero
Abbiamo bisogno Non abbiamo bisogno di soccorso di soccorso
Classificazione delle difficoltà escursionistiche
T: Itinerario Turistico su stradine, mulattiere o comodi sentieri ben evidenti, con percorsi piuttosto brevi dal dislivello contenuto.
E: Itinerario Escursionistico su sentieri o su tracce di sentiero, anche lunghi, generalmente segnalati. Richiede allenamento alla camminata, per lunghezza e dislivello dell’itinerario, calzature ed equipaggiamento adeguati.
EE: Itinerario per Escursionisti Esperti, su sentieri o tracce di sentiero, su terreno impervio a quote elevate, con dislivelli sostanziosi. Richiede un buon allenamento alla camminata, esperienza di montagna, equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.
EEA: Itinerario per Escursionisti Esperti con Attrezzatura su sentieri attrezzati e vie ferrate. Richiede l’uso dei dispositivi di autoassicurazione e di equipaggiamento di protezione personale, un buon allenamento alla camminata, esperienza di montagna, equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.
EAI: Itinerario Escursionistico in Ambiente Innevato con dislivelli e difficoltà generalmente contenuti che garantiscono sicurezza di percorribilità. Richiede l’uso di racchette da neve, allenamento alla camminata, calzature ed equipaggiamento adeguati.
BIBLIOGRAFIA
Sicurezza e prevenzione nell’attività escursionistica:
Biatto, L’escursionista editore 2005
I pericoli della montagna: Fuchs, Hasenkopf, Zanichelli 1987
Clinica ortopedica. Mancini- Morlacchi. Ed.Piccin 2003
Manuale di medicina d’urgenza: Della Corte, Olliveri, Ed.McGraw-Hill 2001
BLS Manuale per l’esecutore –Gruppo Italiano di Rianimazione Cardiopolmonare 2001
Primo soccorso in montagna-Cosa fare e non fare in caso d’incidente in montagna- M.Marietta,
M.Bossoli Soccorso Alpino Emilia_Romagna 1995